Dr. Antonio E. M. ATTANASIO

 


CONSULENZA SESSUOLOGICA

Non sono un sessuologo (nessuno in Italia lo è: il nostro ordinamento universitario non prevede né una laurea né una specializzazione in sessuologia). Trentacinque anni di ginecologia dedicata alle problematiche risolvibili senza interventi ospedalieri, hanno però selezionato le mie clienti, facendo proporzionalmente calare quelle con problemi chirurgici e aumentare quelle con problemi non chirurgici: visite periodiche, colposcopia, Pap test, visite al seno, contraccezione, alterazioni mestruali, e tutta una serie di disturbi di natura ormonale, psicologica o psico-sociale. È stato assistendo queste ultime pazienti, ascoltate spesso insieme ai loro partners, che ho maturato, parallelamente all'esperienza pratica nel settore della sessuologia, l'esigenza di approfondire la mia conoscenza di questo settore e la consapevolezza dell'importanza che i disturbi della sfera affettiva e sessuale hanno nel determinare lo stato di salute generale delle persone.

D'altra parte mi sono anche reso conto di quanto sia tuttora difficile per molte persone parlare a tu per tu con un medico dei loro problemi sessuali, grossi o piccoli che siano, delle loro curiosità, dei loro dubbi, delle loro apprensioni. Per questo motivo, oltre a garantire alle mie pazienti la mia disponibilità ad ascoltare e discutere personalmente con loro di tutto quanto riguarda la sfera affettiva e sessuale, ho ritenuto opportuno dar loro (ma anche a chiunque si trovi a visitare casualmente queste pagine) la possibilità di una consulenza tramite e-mail.

Le risposte e gli eventuali consigli che do nascono da esperienze professionali e da opinioni che mi sono formato in un settore che ha pochissimi punti fermi, e devono quindi essere presi solo come aiuto per una riflessione personale. Un'altra avvertenza riguarda i tempi delle risposte, necessariamente non brevissimi. Per quanto riguarda la privacy, dò assicurazione che i messaggi di posta elettronica inviati al mio indirizzo possono essere letti e vengono letti esclusivamente da me; che i messaggi stessi, sia quelli in arrivo che le mie risposte in partenza, vengono cancellati dalla memoria del computer il giorno stesso del loro arrivo o, rispettivamente, del loro invio (il che implica che, in caso di nuovi messaggi, è opportuno richiamare brevemente il problema presentato nel messaggio precedente); e che ovviamente tutto è coperto da segreto professionale.

L'indirizzo a cui inviare i messaggi: attanasio@attanasio.com

Coloro che desiderano una consulenza sessuologica da parte di una psicologa che si dedica espressamente a queste tematiche possono rivolgersi alla dr.ssa Elena Maggioni, titolare del sito www.psycheros.it, con la quale collaboro, che può essere contattata per cellulare al numero 366 1936051 e per email all'indirizzo elenamaggioni@aispa.it .

 

ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE SUI DISTURBI SESSUALI

Quasi tutti i problemi sessuali nascono da alcune mistificazioni che si sono insinuate nel nostro modo di pensare. Ad esempio, siamo convinti che lo scopo del sesso sia il piacere: è come pensare che lo scopo dell'esca sia quello di nutrire il pesce e non quello di nascondere l'amo. Il piacere è entrato nella sessualità nel corso dell'evoluzione, man mano che una crescente capacità di elaborazione razionale si è sovrapposta ai comportamenti istintivi. Finchè l'induzione al rapporto dipendeva dalla percezione subcosciente di segnali biochimici che, non condizionati dalla razionalità, davano il via a risposte sostanzialmente automatiche, non c'era bisogno di alcun rinforzo. Con lo sviluppo della razionalità, cioè della possibilità di bloccare certi riflessi, se non fosse intervenuto il rinforzo positivo del piacere, la riproduzione della specie sarebbe stata fortemente rallentata, fino forse a portare all'estinzione. Il piacere sessuale, in quanto controbilanciamento alla razionalità, rappresenta quindi un vantaggio evolutivo tanto maggiore quanto è più forte il controllo della razionalità sull'istinto.

D'altra parte a questo proposito bisogna anche considerare che l'evoluzione procede rispettando una certa economia. Questo significa che, per mantenere una sufficiente attività sessuale, era sufficiente che a provare piacere fosse anche uno solo dei due partners, e in particolare quello fisicamente in grado di imporre con la forza la propria volontà all'altro: vale a dire il maschio. Però, per lo stesso principio di economia, gli organi sessuali maschili e femminili non vengono tratti da due abbozzi diversi, ma da uno stesso abbozzo, che solo fra l'11a e la 14a settimana della vita intrauterina comincia a differenziarsi in senso maschile o femminile. In particolare, quello che diventerà il glande nel pene del maschio trae origine dalla stessa struttura che diventerà invece il clitoride nella femmina. Dato che doveva assicurare la penetrazione, il piacere sessuale doveva necessariamente avere origine dalla stimolazione del glande. A questo punto, poteva accadere che anche nel clitoride venissero conservati le terminazioni e i collegamenti nervosi responsabili del piacere sessuale, come naturalmente poteva anche accadere che, nel corso della differenziazione dell'individuo femmina, queste terminazioni e/o questi collegamenti venissero cancellati. Di fatto, terminazioni e collegamenti sono stati conservati, ma la posizione del clitoride, esterna al canale vaginale e a qualche centimetro dal suo imbocco, non ne garantisce durante il rapporto una stimolazione paragonabile a quella del glande. In conclusione, non è affatto strano che nella maggior parte delle società tradizionali l'iniziativa sessuale sia del maschio e che la femmina dia scarsa importanza al proprio piacere o non ne conosca nemmeno la possibilità.

Per completare il quadro da cui bisogna partire per comprendere l'origine di molti problemi sessuali, occorre ricordare ancora una volta il motivo evoluzionistico del piacere sessuale: indurre il maschio a cercare il rapporto, e ricompensarlo. Data questa finalità, quanto dovrebbe durare il rapporto prima che venga ottenuta la ricompensa massima, cioè l'orgasmo? Ovviamente, lo stretto necessario per produrre l'eiaculazione. Più è veloce, meglio è. Ma come si concilia questo con l'attuale tensione verso la maggior durata possibile del rapporto, verso la procrastinazione del "premio", cioè dell'orgasmo? La risposta è: non si concilia affatto. Tra il disegno della Natura e le attuali modalità di soddisfazione dell'impulso sessuale c'è un'incongruenza insanabile. É vero che, nascondendo la finalità riproduttiva dietro l'esca del piacere, la Natura inganna l'uomo, ma anche l'uomo inganna la Natura quando utilizza il sesso per il puro piacere, e non è detto che non si incorra in problemi quando si inganna chi ci ha ingannati. Soprattutto è rischiosissimo cercare di ingannare la Natura. A scanso di equivoci, va chiarito che questo non è un discorso moralistico, ma un discorso strettamente medico, biologico. E, dal punto di vista medico, sussiste da una parte l'obbligo di fare prevenzione (e in questo caso la si fa ricordando la convenienza di adeguarsi alle leggi della Natura), e dall'altra l'obbligo di rimediare ai problemi cui va incontro chi non vuole adeguarsi.

E per rimediare a questi problemi bisogna tornare alla questione del piacere femminile. In molte culture questo piacere veniva o viene tuttora ignorato. In altre viene condannato o addirittura impedito (è il caso dell'infibulazione o "circoncisione femminile"). Oggi, anche se non viene sempre ammesso, è probabile che la maggior parte delle donne conosca l'autoerotismo e lo pratichi stimolandosi il clitoride. La diffusione attuale di questa pratica non deve però far pensare che tutte le donne vi abbiano sempre fatto ricorso. Non va dimenticato che il collegamento fra stimolazione del glande durante il rapporto e orgasmo maschile è evidente, per cui immaginare la possibilità di ottenere la stessa sensazione manipolando il pene non richiede molta intelligenza, mentre l'eventuale orgasmo femminile conseguente al rapporto non è così facilmente collegabile al clitoride, data la posizione esterna del clitoride. È probabile quindi che la consapevolezza della possibilità di raggiungere l'orgasmo con la stimolazione del clitoride non sia mai stata molto diffusa, e inoltre che sia piuttosto recente lo scambio tra donne dell'informazione su questa possibilità. D'altra parte la consapevolezza da parte del maschio della possibilità di un orgasmo femminile si è diffusa abbastanza recentemente e questa diffusione è cresciuta esponenzialmente dopo il riconoscimento politico della parità e dei diritti delle donne. Mentre fino a qualche tempo fa la virilità  di un uomo veniva dimostrata semplicemente dalla capacità di penetrazione e addirittura dall'insensibilità dell'uomo nei confronti delle esigenze della donna, da una cinquantina di anni a questa parte, prima sommessamente e poi in modo dirompente, si è fatta strada una visione completamente diversa della virilità, intesa ora come capacità dell'uomo di portare la donna all'orgasmo. Questa evoluzione del concetto di virilità potrebbe essere vista positivamente, se non fosse che la capacità della maggior parte delle donne di avere più orgasmi a breve distanza l'uno dall'altro, combinata con quella che potrebbe essere chiamata sindrome degli Zanni (il culto dell'esagerazione), ha portato ad una sessualità irrealistica. Da una colpevolizzazione (in fondo giusta) del maschio che, raggiunto il suo orgasmo, si gira dall'altra parte e si addormenta, si è passati a pretendere che i giochi erotici durino più di un'ora, con penetrazioni che, singole o ripetute, durino più di dieci-venti minuti. Molte donne vorrebbero addirittura la "notte d'amore", e non solo d'estate quando la notte è più corta, ma anche d'inverno quando la notte è lunga, e anche quando la mattina dopo il partner deve andare in fabbrica o in ufficio. Se questa evoluzione può essere gradita a uomini con parechio tempo a disposizione, fisicamente e psicologicamente al top e con testosterone in eccesso, per la maggior parte degli uomini ha trasformato il sesso in un "lavoro", per giunta con lo stress di essere sotto esame e di dover dare sempre di più. Anche quando, grazie magari a un ridotto interesse per il sesso da parte della donna, non si giunge a questi estremi, l'uomo ha comunque la percezione di avere un ruolo esattamente opposto a quello che era il ruolo del maschio fino a qualche generazione fa. Da "utilizzatore" di parti del corpo femminile per il proprio piacere, è passato a portatore di parti del corpo che devono essere al servizio del piacere della donna. Non c'è stata insomma una parificazione di ruoli, ma una loro inversione. Ovviamente esistono ancora sacche di resistenza a questi cambiamenti, ma l'atmosfera che uomini e donne respirano quotidianamente nella società italiana attuale è quella descritta, cosa che porta facilmente a sensazioni di inadeguatezza propria o del(la) partner e a una fruizione del sesso non appagante quanto potrebbe altrimenti essere.

Tornando alla "decisione" di ignorare la funzione riproduttiva del sesso e di approfittare della sua capacità di procurare piacere, questa decisione fa del sesso un gioco, un gioco per adulti, ma comunque un gioco. Prima considerazione: al sesso come mezzo di riproduzione, se si vogliono figli, si deve per forza partecipare. Al sesso come gioco non è obbligatorio partecipare. Nessuno è obbligato a partecipare a un gioco. Se piace, si partecipa, altrimenti no. Ma se si partecipa, se ne devono conoscere e rispettare le regole. Partecipare a un gioco che non piace, senza conoscerne le regole o senza rispettarle è sciocco. Le regole del sesso sono, tanto per cominciare, quelle di un gioco di ruolo (non nel senso "tecnico" dell'espressione, ma nel senso comune, come lo è ad esempio il gioco di "guardie e ladri"). Perché il gioco funzioni, è necessario che ogni giocatore accetti il ruolo che gli spetta, anche se nulla vieta che in diverse fasi del gioco vi sia uno scambio di ruoli. Nel sesso esiste un ruolo che tradizionalmente è considerato femminile, che consiste nell'accettare che il proprio corpo sia strumento per il piacere del partner, ed esiste un ruolo che tradizionalmente è considerato maschile, che consiste nell'usare il corpo dell'altro per il proprio piacere. Questa suddivisione di ruoli è stata imposta e accettata per parecchio tempo nella nostra società, e per giunta con una rigida adesione alla lettera della definizione, per cui il ruolo femminile era indiscutibilmente della donna e il ruolo maschile indiscutibilmente dell'uomo. Come si è detto più sopra, in camera da letto la pertinenza letterale dei ruoli è stata inverita o confusa almeno a partire dagli Anni Sessanta del Novecento, ma in pubblico la società continua ad insegnare questi ruoli. E se molte donne hanno rifiutato questa suddivisione e altre l'hanno accettata senza particolari problemi, molte altre l'hanno accettata con rassegnazione. Ora, accettare un ruolo con rassegnazione è quanto mai controproducente. Un attore può vedersi offrire anche parti poco gradite ma, se non le rifiuta, una volta che le ha accettate gli conviene immedesimarvisi mettendo da parte ogni insoddisfazione. Se accetta una parte sgradita con rassegnazione, la cosa si noterà nella sua recitazione e tanto sarebbe valso rifiutare la parte.

 

 

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